Tra il muoversi e lo stare
Sedimentarsi, quello che ti perdi e quello che guadagni, posso farti una domanda scomoda?
Torno a fare una cosa che amo: leggermi la definizione delle parole che mi ispirano per arrivare al loro significato più profondo, per poi prenderne spunto. Oggi lo faccio con il verbo “stare”
/stà·re/
Restare in un luogo, senza allontanarsi; fermarsi, trattenersi (anche + a, in, da ):
vai o stai?
1. Fermarsi cessando il movimento: Qual masso che dal vertice ... Precipitando a valle, Batte sul fondo e sta (Manzoni)
Ecco in queste settimane sto sperimentando proprio questo, lo stare, il radicarsi in un posto solo. Proprio come un sasso, dopo aver rotolato a lungo. Dopo essere sempre stata abituata a rotolare a lungo.
Cessare il movimento, per una che cerca costantemente il movimento, non è una cosa facile. È contro naturale.
In questi giorni ho realizzato che mi trovo in viaggio ma non sono in viaggio. O meglio, non sto viaggiando come lo faccio di solito. L’anno scorso sono stata a Bali per 3 settimane e ogni 2 giorni mi trovavo in un posto diverso. Zaino in spalla, nuove dinamiche, nuove persone, tutte di passaggio, tutte così fondamentali, tante di cui non ho mai saputo ricordare nemmeno il nome.
Questa volta invece starò per quasi un mese nello stesso posto, in un paesino che non è molto più grande da quello da cui vengo io. Il weekend non viaggio, ma scelgo di semplicemente “stare”, di entrare nelle logiche di questo luogo, di cessare il movimento appunto. Mi sono chiesta se fosse sbagliato, mi sono risposta che forse è l’esperienza di cui ho bisogno.
E la cosa strana è che se io non mi muovo non significa che tutto resta fermo.
Resto ferma eppure il movimento intorno a me è intenso, mi trascina, mi stanca, riempie le mie giornate e il tempo vola.
Quello che si muove qui sono le relazioni che intensifichi, le persone che conosci, i posti che addomestichi, le scorciatoie che comprendi. E ti accorgi di come ogni cosa, per crescere e diventare importante, ha bisogno di tempo.
Esco in strada e ogni volta è una chiacchiera nuova. Esco a prendere un caffè e non lo faccio per il caffè in sé, ma per andare a salutare l’amico che me lo prepara. Chiacchiero, ascolto, assorbo. Il signore che vende il pane mi invita per un te e mi chiede come sto: io mi lascio trascinare dal movimento lento.
Quindi stare significa restare in un luogo, senza allontanarsi, ma per avvicinarsi.
È come se fossi a casa, mi ha detto qualcuno. E un po’ a casa mi sento, e lo sento quando sento che appunto non voglio allontanarmi, che costruisco la mia comfort zone.
È un limbo tra quello che ti perdi e quello che guadagni. È un bene, è un male, non lo so. Ma so che sono io, sempre in movimento, sempre in cerca di un posto in cui semplicemente stare.
Posso farti una domanda scomoda?
Preferisci muoverti da una cosa all’altra o stare in una cosa per il giusto tempo?