#8 Quel braccialetto non ti porterà fortuna.
Un piccolo gesto, le piccole cose, le piccole rivoluzioni silenziose.
“Quel braccialetto non ti porterà fortuna.” Mi sono detta così, nel momento in cui decisi che non mi importava più, se il braccialetto della fortuna che portavo da quasi quattro anni mi sarebbe stato tagliato.
Lasciare liberi i miei polsi in quel momento non era solo un gesto dettato da esigenze estetiche (stavamo lavorando ad uno shooting a tema food), ma assunse un significato più ampio e profondo che andava a braccetto con i pensieri del periodo. Pensieri che prendono in affitto la tua testa, e in un certo modo influenzano ciò che ti accade e ti circonda.
Tagliare quel braccialetto era come slegarsi dal passato, dalle abitudini, dalle cose sempre uguali che finiscono col definirti e che spesso proprio tu, in prima persona, finisci col credere non ti potrai togliere mai, magari anche solo temporaneamente, per provare ad indossare qualcos’altro.
Tagliare quel braccialetto era chiudere conti rimasti aperti da troppo, levarsi le etichette e le aspettative nate nel passato, le ancore che in qualche modo appesantiscono le tue caviglie sussurrandoti “non puoi“, ogni volta che cerchi di spiccare il volo.
Tagliare quel braccialetto era come aprire il cassetto dei ricordi belli per fare un po’ di ordine, creare spazio per il nuovo. Riporci dentro quelli che decidi che è il momento di conservare e basta, per lasciarli essere belli com’erano.
E allora ti chiedi perché ti ostinavi a tenere quel braccialetto, nonostante non ti piacesse nemmeno più, nonostante ti rendevi conto, guardandoti allo specchio, di essere una persona quasi completamente diversa, che forse sarebbe stata meglio con altri colori. Parlo di mentalità, di lenti con cui guardare il mondo, le cose, le persone.
Nel silenzio era come potersi vedere dall’esterno, la te cresciuta e la te adolescente nello stesso istante. Celebrando l’orgoglio dell’evoluzione, della crescita, il brivido che si cela dietro al cambiamento.
La vorresti continuare a tenere per mano.
Poi ti chiedi se tu abbia fatto bene o meno, a tagliare quel braccialetto. Perché in qualche modo significava chiudere con qualcosa di te. D’altronde ti era stato regalato come portafortuna, quando lo hai messo si intrecciava coi tuoi sogni e i tuoi sorrisi. Ci hai sempre creduto, aveva portato sole nelle tue giornate, ti aveva fatto pensare al futuro.
In un certo senso era come rimangiarsi le proprie parole, ammettere di avere sbagliato, di aver bisogno di rallentare e perché no, fare un passo indietro, o un giro attorno, allungare la strada per esplorare. In un certo senso era come porsi in mezzo ad una piazza circondata da amici e conoscenti, prendere un megafono per dire ad alta voce “sapete che c’è? Forse ho sbagliato strada.”
Forse mi piacerebbe prendere una strada diversa. Forse sono un po’ diversa da ciò che racconto quotidianamente a me stessa. Forse le idee che ci siamo fatti su di me, i sogni di qualche anno fa, l’immagine che abbiamo costruito insieme mi stanno stretti, o larghi, perché no. Forse ho bisogno di esplorare per un po’, per poi magari tornare sui miei passi.
“Forse si, forse no, vedremo.”
Nel mio caso significava ammettere che forse la moda non era fatta per me, che i miei valori erano cambiati, che Milano forse non era la città che mi apparteneva, che forse mi mancava casa. Che forse sognavo un’esistenza più libera e itinerante, in costante evoluzione, nonostante avessi creduto di essere abitudinaria e spaventata dal cambiamento.
Improvvisamente la paura di cambiare mi piaceva, stare in movimento mi elettrizzava, il rischio mi tranquillizzava. Perché in fondo un po’ credevo nel destino, quello delle cose che sono fatte per te finiranno per incontrarti.
E allora tagliare quei pochi fili mi faceva sentire leggera. Piccola e pronta per aprirmi ad una nuova primavera. Una nuova primavera a settembre.
Abitudini, destino e fortuna. Ecco cosa mi passava per la testa a settembre.
Ma di questo ne parliamo settimana prossima. ❤️