In queste settimane stanno succedendo tante cose, sto facendo tante cose, mi sento veramente #pienarasa ma mi accorgo che è tutto questo mi da energia: perché si tratta per lo più di cose che ho scelto, di impegni che ho preso anziché impormi, di impegni che mi ricaricano anziché rubarmi l’energia che avidamente cerco di proteggere per il futuro. E questo è davvero importante per me.
Quando scegli consapevolmente le cose hanno un sapore diverso, forse perché erano insipide senza un senso?
In queste settimane mi accorgo anche di come ci sono posti e posti, e di come i posti e le cose cambiano a seconda della situazione. Puoi vivere lo stesso posto due volte e trovarlo come due posti completamente diversi. Puoi vivere un posto noioso come super eccitante, puoi vivere un posto adrenalinico come la cosa più piatta che tu abbia mai vissuto.
Ci sono posti talmente pieni che ti svuotano. Ci sono posti talmente vuoti che ti riempiono.
Sapete a cosa mi riferisco.
E sai cos’è che fa la differenza? Le persone. Le persone sono una variabile non indifferente. Sono l’elemento primo dei quartieri, sono il mood che definisce un posto rispetto ad un altro, sono la calamita che ti attira verso il posto che alla fine chiami casa, anche quando sei lontano, da casa.
Se non ci sono le persone ogni posto è vuoto, e quindi lo trovi bello solo se quel posto ti appartiene veramente. È un bel modo per mettersi alla ricerca del posto in cui stare. È come fingersi un metal detector, mettersi in cammino, mettersi all’ascolto di quei posti che ti parlano. Quei posti che alla fine si rivelano essere un tesoro.
Le persone sono lenti attraverso le quali indagare posti, e la vita che in quei posti scorre per le strade e le riempie. Il bar più spartano, le cose che si fanno di solito al sabato sera, gli angoli in cui esclamare un “ci vediamo li” e tu sai che lì ci si trova.
Proprio perché sei umano è nell’altro che ti riconosci, è in quello specchio che capisci chi sei, a chi assomigli.
E quindi nada, mi sono detta che forse la mia priorità per ora è mettermi all’ascolto anziché parlare. Riportare anziché raccontare.
E quindi mi trovi in giro, qua e là, ad esclamare che bello. Ad esclamare che vita.