Era davvero strano, come finalmente riuscissi a fermarmi per guardare indietro. Vedevo la strada che avevo percorso, ne distinguevo i contorni, le curve e gli ostacoli che avevo incontrato. Riuscivo a fermarmi per dirmi “ok sono qui”, va tutto bene, o meglio, va tutto come dovrebbe andare, per forza di cose che non possono e non devono dipendere da me. Sono qui e non devo preoccuparmi di cose che appartengono al passato, o che non sono ancora successe per davvero. Cose che forse, potrebbero non accadere mai.
Sono qui e so che, in un modo o nell’altro, troverò il modo per cavarmela essendo semplicemente me stessa. Essendo semplicemente Alice.
D’altronde, lo avevo letto, l’unico momento che conta è il presente, e il tuo impegno dev’essere proprio quello di saperlo cogliere, nelle sue opportunità così come nelle sue sfide. Senza rimpianti o aspettative.
Questo non significava distaccarsi completamente dalla te di ieri, o lasciare allo sbaraglio le redini che cercavano di tenersi buono il futuro. Significava vivere e conservare con leggerezza, senza lasciare che fosse la mente, in qualche modo, ad infilarsi in nodi inesistenti, finendo per crearli davvero, quei problemi contorti.
Ci pensavo in un momento in cui il presente era tutt’altro che sgombro di pensieri. Affollato com’era di impegni, vecchi e nuovi sogni, opportunità da cogliere, cambiamenti repentini e scenari “troppo belli” e più grandi dei disegni che avevo in testa.
Era come se a inizio anno avessi firmato un contratto in cui mi impegnavo a buttarmi nelle cose che mi facevano paura, ed ora mi ritrovavo a tu per tu per davvero con quelle cose, ma incredibilmente, senza tirarmi indietro da nulla. Senza cercare o articolare scuse, restavo fedele agli impegni presi, seppur talvolta le giornate assomigliavano ad un puzzle da incastrare alla perfezione.
In balia dell’alta marea avevo fatto finalmente tesoro di alcuni consigli che mi erano stati ripetuti tante volte, forse troppe, da farmi sorridere tra me e me ora che ne riscontravo l’efficacia.
Una cosa alla volta.
Era come aver cambiato occhiali, ma improvvisamente mi rendevo conto di come tutte le cose grandi che capitavano sulla mia strada fossero in realtà una perfetta orchestrazione di piccole cose. Le care piccole cose, piccoli tasselli di cui prenderti cura, perché col tempo giusto, sarebbero cresciute e avrebbero dato i loro frutti. Ero finalmente consapevole del fatto che una volta trovata la mia direzione, avrei dovuto aver fiducia nei piccoli passi e nella pazienza.
Percorrendoli uno ad uno, avresti non solo assaporato ogni sfumatura del percorso, ma con loro saresti anche cresciuta, ogni giorno.
Troppo bello non è impossibile.
Questa era la scoperta più bella, per me che tendevo a vedere ogni situazione come “definitiva”, una volta andata storta. Cambiare diventava impossibile, riconquistare leggerezza ancora di più. Eppure l’esperienza gentilmente mi suggeriva che avrei potuto togliermi dal fango e pulirmi le scarpe, se solo lo avessi voluto, in qualsiasi momento.
Come sei cambiata. Ti posso vedere diversa. E così finalmente procedevo ad occhi aperti e mi vedevo cresciuta, “in charge of my Life”, percorrevo quella che volevo fosse la mia vita, quelle cose che da lontano, troppo grandi, mi sembravano impossibili.
Ed ero grata a chi con me, sosteneva questa mia evoluzione, questo desidero di esplorare, sosteneva questo mio stare con la testa in aria, chissà fra quali sogni.
Ad occhi aperti, perché succede sempre qualcosa di meraviglioso.